Come comando il mio raspberry
Dopo il primo articolo introduttivo sul lampone, dove abbiamo iniziato a settarlo e configurarlo, vediamo i principali comandi con cui andiamo a comandare raspberry.
Aggiorniamo raspberry
Come primo passo sarebbe utile aggiornare il nostro raspberry quindi diamo come comando
sudo aptitude update
sudo aptitude upgrade
oppure potremo andare ad utilizzare i cari vecchi comandi linux
sudo apt-get update
sudo apt-get upgrade
sudo apt-get dist-upgrade
Analizzando i comandi, avremo, nel primo caso una direttiva che aggiorna l’albero delle dipendenze dei pacchetti e una che aggiorna i pacchetti di cui, dopo il primo comando, sia disponibile una nuova versione; nel secondo caso utilizziamo il caro e vecchio apt-get che non è altro, come aptitude, un gestore di pacchetti utilizzato sulla stragrande maggioranza delle distro linux: in questo specifico caso andremo per prima cosa ad aggiornare sempre l’albero delle dipendenze (update) poi ad aggiornare i pacchetti dei programmi (upgrade) ed infine aggiorniamo la distribuzione (dist-upgrade). Ora il nostro rasp è aggiornato e pronto all’uso.
SUDO e CHMOD
Sudo non è altro che l’acronimo di Super User DO ed è con questo comando, che spesso abbiamo già utilizzato, che è possibile lanciare programmi con i diritti amministrativi di root. Alcune modifiche (installazione e disinstallazione di pacchetti, rimozione di file di sistema, cambio permessi utente ecc) possono essere effettuate solo anteponendo, al comando principale, questa keyword. Di norma il comando sudo chiede sempre l’inserimento della password per poter permettere ad un programma di poter girare come super user (diritti di root) tranne che con il raspberry in cui è stato modificato un parametro di configurazione che ci permette di lanciarlo omettendo la password.
Se invece vogliamo cambiare i permessi di accesso a file e directory utilizzeremo il comando chmod. Quando invochiamo il comando
ls -l
i file ci vengono elencati con le loro caratteristiche; potremo ottenere per esempio -rwxrwxr--
la stringa può essere interpretata semplicemente escludendo il primo carattere che definisce se si tratta di un file o una cartella (d se è una directory – se è un file) e suddividendo il resto della riga in tre terne che vanno ad identificare in ordine i permessi che hanno l’utente creatore (owner), i permessi del workgroup di cui l’owner fa parte e infine i permessi che hanno tutti gli altri utenti del sistema. I valori espressi sono:
- r , permesso di lettura
- w , permesso di scrittura
- x , permesso di esecuzione
Per aggiungere per esempio i permessi all’utente in esecuzione basterà posporre allo stesso uno dei tre valori preceduto da un + mentre per rimuorveli un –
chmod +x
chmod -xw
nel primo caso daremo il privilegio di esecuzione nel secondo caso rimuoviamo tale privilegio includendo quello di scrittura.
Operazioni sulle cartelle
Come primo passo andremo a conoscere come creare o eliminare le cartelle. Con il comando
mkdir <nomecartella>
andremo a crearla e con il comando
rmdir <nome cartella>
andremo ad eliminarla; ma attenzione quando usiamo quest’ultimo poichè funziona solo su cartelle vuote, se all’interno c’è anche un solo file nascosto il sistema si rifiuterà di procedere.
Per poter leggere il contenuto di una directory utilizzeremo il comando ls (list) che può essere lanciato sia con o senza opzioni. Comunemente le più usate sono
- -l dettagli file
- -a mostra tutti i file anche quelli nascosti
- -h dimensione file
Per poterci muovere all’interno dell’albero delle cartelle ci viene in soccorso il comando cd (change directory); se vogliamo accedere ad una cartella presente in quella corrente ci basterà digitare
cd <nomecartella>
(fate attenzione a non inserire “/” prima del nome della cartella altrimenti verrà ricercata nella root del sistema); se invece vogliamo risalire di uno il ramo delle directory ci basterà digitare
cd..
Digitare la keyword
cd
per tornare invece semplicemente alla cartella iniziale di home.
Operazioni sui file
Per creare un file vuoto digitiamo semplicemente
touch <nome file>
Per spostare o rinominare un file invece ci basterà utilizzare mv
mv <nome file> <nuovo nome file>
per rinominare
mv <nomefile> <nome cartella>/<nomefile>
per spostarlo
Per copiare file e directory invocheremo il comando cp che funziona praticamente come mv ma ha una particolare opzione (-r) che ci permette di copiare anche i file presenti nelle sottocartelle
cp -r documenti/* backup/
in questo modo il backup è semplificato. Non ci resta che imparare come eliminare un file, nulla di più banale
rm <nomefile>
e il gioco è fatto.
Per tutti i comandi elencati possiamo selezionare tutti i file che iniziano, contengono o terminano con la stessa parola utilizzando delle combinazioni di testo e del carattere speciale asterisco *. Ecco alcuni esempi:
mv script.* archivio/
sposta tutti i file che si chiamano script nella sotto cartella archivio
rm *script*
cancella tutti i file nella cartella corrente che contengono la parola script
cp * archivio/
copia tutti i file della cartella corrente nella sotto cartella archivio.
Questo articolo è solo una guida esaustiva ai principali comandi che si possono lanciare da terminale tramite riga di comando. Se si è alle prime armi è bene sapere che la maggior parte dei programmi e corredata da manuale utente consultabile lanciando il comando
man <comando>
o fornire una guida rapida consultabile tramite
<comando> --help
inoltre in rete è possibile trovare con una semplice ricerca in rete tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Per un utilizzo più semplice del terminale, ricordate che i comandi già lanciati in esecuzione sono tenuti in memoria e possiamo scorrerli utilizzando le frecce direzionali su e giù. Se invece vogliamo interrompere un programma lanciato per sbaglio possiamo utilizzare la combinazione di tasti ctrl+c.
Infine, per spegnere il nostro raspberry lanciamo il comando
sudo poweroff
o
sudo shutdown
per riavviarlo
sudo reboot
o nel caso vogliamo solo chiudere la nostra connessione ssh senza spegnere il lampone basterà digitare
logout